POLITECNICO DI MILANO
Ci sono luoghi che più di altri sanno trasformare un incontro in un dialogo. Il Politecnico di Milano è uno di questi: un luogo dove la cultura del progetto diventa confronto, dove il design si racconta attraverso esperienze vissute. Qui ho avuto l’occasione di condividere la mia storia, i miei progetti e la mia idea di Design Thinking — non come teoria, ma come percorso di vita.
Raccontare la mia esperienza al Politecnico di Milano ha significato tornare alle origini del mio modo di intendere il design: un equilibrio tra intuizione e metodo, tra osservazione e sperimentazione. Ho ripercorso gli anni in cui ho iniziato a progettare, ispirato dalla bottega di mio nonno e dal fascino dei meccanismi nascosti negli orologi, fino ai lavori più recenti, dove il pensiero progettuale incontra la luce, i materiali e le forme.
Il Design Thinking, al centro dell’incontro, non è stato trattato come un semplice metodo, ma come un linguaggio. Un modo di guardare il mondo con empatia, di costruire connessioni tra discipline e persone, di dare forma alle idee attraverso il confronto e la sperimentazione. Ho raccontato come, nel mio lavoro, il processo sia sempre circolare: si osserva, si immagina, si prototipa, si migliora.
Al Politecnico di Milano abbiamo discusso di come il Design Thinking possa essere ponte tra mondi diversi — accademia e industria, artigianato e tecnologia, ricerca e produzione. È in questa intersezione che il design trova la sua vera forza: nella capacità di unire ciò che è apparentemente distante e dare vita a qualcosa di nuovo.
Durante l’incontro, ho voluto sottolineare come il design non si limiti a produrre oggetti, ma a generare cultura. Ogni progetto è un gesto che racconta un modo di pensare, un’idea di bellezza, una responsabilità verso chi userà ciò che creiamo. È questo, per me, il cuore del Design Thinking: un approccio umano, curioso, mai definitivo, che mette al centro le persone e le loro storie.
Raccontare tutto questo al Politecnico di Milano è stato più che una presentazione: è stato un momento di restituzione. Un dialogo tra generazioni e visioni, tra chi insegna e chi ancora cerca. Perché il design, in fondo, non è mai una risposta: è una domanda che continua a evolversi insieme a noi.