Stefano Pasotti a conversazione con Enrico Bandiera, responsabile dell’Archivio Storico Olivetti.
Enrico Bandiera: Ho sempre avuto incontri fortuiti dovuti a cambiamenti importanti della mia vita, come quello che mi ha fatto arrivare ad Ivrea (io sono di Milano). sono arrivato qui tangenzialmente all’esperienza olivettiana ma quando ad un certo punto mi è stato chiesto di poter entrare e lavorare dentro l’Associazione Archivio Storico Olivetti ed iniziare il progetto non ho potuto dire di no. Era il 1999 ed il progetto consisteva nello sviluppare un software archivistico, era una cosa molto avanzata. Io credo che sia impossibile non trovare un aspetto che non possa coinvolgere le persone dentro la vicenda Olivetti, per quello che è stato dal punto di vista, industriale, sociale, dall’urbanistica dell’architettura, al design, fino alla meccanica e tecnologia elettronica. Non solo Olivetti, ma decine di migliaia di persone che hanno speso la propria esistenza che hanno trovato il gusto di lavorare ad un progetto bello.
Stefano Pasotti: avete avuto dei designer incredibili, quando è uscita la macchina da scrivere Valentine ha segnato una riga rispetto a quello che c’era prima. Ogni volta che la guardo vedo innovazione per tutto quello che rappresenta.
Enrico Bandiera: Enrico Sottsass, il designer, era un visionario nel senso migliore del termine. Io credo avesse veramente in mente come poter declinare il bello in una funzione permettendo al bello di declinarsi in una funzione che oggi definiremmo “easy”, avvicinabile a tutti. Questa sua idea è riuscita a molto bene a declinarla in Olivetti perché Olivetti aveva questo nel suo dna. Noi vogliamo fare oggetti perfetti nel senso funzionale, nella pubblicità degli anni ‘20 si puntava sulla robustezza che non comprometteva la sua funzione. Si crea quel concetto del design industriale che non permette la separazione fra i due aspetti. La macchina viene pensata e costruita nel 1968 ed entra nel mercato nel 1969, il designer da due risposte, funzionali ovvero considera il senso estetico del tempo e quindi usa un rosso brillante ed usa dei materiali nuovissimi per l’epoca. Usare il rosso era innovativo nella sua concezione, ma siccome lui immagina una macchina che doveva essere come a definisce lui “io voglio che sia come la biro che porto nel taschino”, le persone la devono poter usare ovunque. Una cosa dobbiamo precisare Vanetine si pronuncia alla francese e spiego anche il perché. Lui individuò un colore che avevano sintetizzato in Francia e per questo si pronuncia (non con la pronuncia inglese) anche se capisco che si può cadere in inganno perché la pubblicità dell’epoca era ambientata a Londra
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