Qual è la missione di Alessi oggi?

Non è variata rispetto a quello che Alberto ha innescato una quarantina d’anni fa. In sintesi la missione è rendere straordinario l’ordinario per cui lavoriamo su oggetti del quotidiano, che hanno una storia molto antica. Ci sono tipologie che a livello di funzionalità hanno raggiunto l’apice, innovare una forchetta non da tanto spazio a livello funzionale tecnico mentre c’è un mondo per quello che riguarda l’aspetto poetico degli oggetti. Alessi è un laboratorio sperimentale di design, la nostra missione è quella di esplorare linguaggi sempre diversi per questo motivo collaboriamo solamente con designer esterni, i nostri prodotti provengono da talenti, da personalità diverse fra di loro sia per provenienza geografica, per approccio, per estetica, e questo ci permette di essere sempre stimolati, provocati, di essere portati a limite da personalità che poi contribuiscono a creare l’identità di Alessi che non è facile da tenere insieme proprio per questa diversità. Alessi non ha mai cercato uno “stile Alessi” ma ha cercato sempre di indagare forme diverse di espressività. Un’altra missione di Alessi riguarda l’aspetto etico del fare impresa. Noi siamo diventati la prima design company italiana a diventare una becorporation, che è un’associazione americana che riconosce il buon operato di un’impresa al di là del fatturato, su ambiente, rapporto etico con i dipendenti, la supply chain ed anche per il ruolo sociale che Alessi svolte per il mondo del design. Un aspetto a cui è stato dato gran valore è il fatto che i prodotti Alessi sono presenti in più di 50 musei di arte contemporanea nel mondo, parliamo di esposizioni permanenti.

Continua a vedere l’intervista a Carlo Gasparini sul primo canale dedicato al mondo del design.